Opinioni dei lettori

Estratti dei messaggi di lettori che in questi anni mi sono arrivati, oltre al sunto di un paio di relazioni di presentazione:

Stralci presentazione di Claudio Vercelli, storico (Torino, dicembre 2012) (pdf)

Stralci presentazione di Gadi Luzzatto Voghera, storico (Venezia, marzo 2013) (pdf)

Lettera della Presidenza della Repubblica (vedi)

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Le librerie sono piene di libri inutili; questo, invece, è un libro necessario (MLV)

È stata una bellissima presentazione. Alla fine ho avuto una gran voglia di leggere il tuo libro e l’ho incominciato subito ieri sera prima di addormentarmi. (VC)

…riesci a coinvolgere il lettore nel fargli visualizzare i luoghi e i fatti che racconti oltre che, naturalmente, a spingerlo a continuare a leggere quasi come se stesse leggendo un poema epico (ma in fondo, è proprio di ciò di cui si tratta) o persino un racconto di “fantasia”. (CB)

…L’effetto complessivo, a cui il tuo libro ha contribuito in modo essenziale, è stato quello della rottura della finzione, artistica se vuoi, e della condivisione invece di concrete sofferenze, nella loro inconcepibile banalità, quotidiana possibilità, potenza sovvertitrice. Non solo Martino, Laci e Andi mi sono diventati “familiari”, anche tutti gli altri, i tuoi cari, che hanno veramente vissuto ciò che è scritto e che (i viventi) portano con dignità e riserbo, memorie e giudizio di ciò che è stato. (MR)

Nel suo lavoro la scrittura riesce a far emergere dal racconto dei testimoni, quello che lei identifica come il riferimento all’originale “Così mi è stato raccontato”, un mondo slegato al vincolo parola/significato. Una narrazione che non replica il racconto riferito da altri, una scrittura che parla del cuore di questi testimoni. (SF)

…mi è dispiaciuto abbandonare la compagnia di Martino, Andi e Laci e ho trovato molto intelligente il taglio che hai dato alla storia: precise le informazioni , ma non pedanti, chiaramente “appassionata” la tua partecipazione, ma mai patetica o sentimentale. (MG)

coinvolgente, commovente, oltre al grande lavoro di ricerca che traspare (AB)

Lettori e recensori sono abituati a prodotti prevedibili, questo libro per più di un verso, è fuori dagli schemi. Non ti sei improvvisata storica, non hai scritto un libro di memorie, non hai romanzato storie di famiglia. Hai trovato un tono e un equilibrio che ti ha consentito di raccontare bene storie importanti, emblematiche, con un montaggio di tempi avvincente. La tua scrittura non pretende l’oggettività del saggio storico nè si lascia andare a facili emozioni o giudizi. Stai raccontando storie che ti sono vicine, che sono parte di te: questo traspare nella maniera meno banale, ed è la forza del libro. E un libro personale ricco, intelligente, necessario. (AC)

la scelta di raccontare tre storie così ricche e diverse, così esemplificative delle tante cose successe fra l’armistizio e la fine della guerra, ma con uno sguardo retrospettivo fino alla Transilvania di fine ottocento e prospettivo fino all’odierno Israele, fanno di questo libro un bel contributo alla conoscenza storica di noi italiani. Questi italiani che, mi pare, vorresti sapessero approfondire la coscienza del loro passato, sapendone riconoscere le pavidità. (LD)

Un “libro d’amore” (GS)

è un bellissimo e complesso affresco di storia familiare, sostenuto da un rigoroso lavoro di ricerca ma anche da una partecipazione autentica, dalla capacità di vivere con i personaggi, dentro i personaggi, le prove dell’epoca. (LBP)

… ma c’è ancora una cosa: mi sono innamorata di Fiume, leggendo Ci sarebbe bastato. (AP)

Il merito maggiore, a mio avviso, è che mette il lettore nella posizione privilegiata di seguire una moltitudine di vicende e situazioni correlate, consentendogli a ogni passaggio lo spazio e il tempo per “sentire” e per pensare. La ricchezza dei dettagli, l’introspezione psicologica appena accennata e le descrizioni fisiche, rendono vere e vive le persone di cui parli. (AC)

… per questo tuo immane lavoro, per questa tua fatica fatta di ricerche, di archivi, di viaggi, ma anche di emozioni forti e dolorose, ti dico un immenso grazie. (AC)

è stata una lettura di grande interesse: queste storie di intrecci, spostamenti epocali, plurilinguismi, persecuzioni e vitalità sono allo stesso tempo angoscianti e appassionanti, e mi pare che tu sia riuscita a rendere con molta efficacia proprio questa duplice emozione, questa ineluttabilità del ricercare, del rivivere. Quanti racconti, archivi, controlli, navigazioni, quanti mondi vicini e lontani hai attraversato e mi hai fatto attraversare! Grazie. (MB)

l’ho trovato davvero bellissimo: frutto di una ricerca accurata e puntuale, scritto splendidamente, profondo nelle considerazioni storiche, avvincente dal punto di vista narrativo, magistralmente costruito nei suoi molteplici percorsi familiari. (DS)

mi è piaciuto tantissimo, è un libro che fa tanto male e tanto bene allo stesso tempo. (MM)

…ti ringrazio di averlo scritto, perché è illuminante su un pezzo di storia (ancora poco conosciuta) del nostro Paese e tratteggia con sensibilità e delicatezza vicende di vita individuali. (GI)

Sono orgoglioso di avere un tal libro nella mia piccola biblioteca di casa. (GC)

Ho letto con interesse ed emozione le sue pagine, scritte con la semplicità di chi vuole condividere fatti, sentimenti, emozioni non tanto con un lettore ma con un ascoltatore. È un linguaggio “orale” che ha la modalità dei racconti attorno al fuoco di cui la nostra generazione ha qualche traccia… (GZ)

Il libro compone storia dopo storia, disegna un grande affresco fatto di affetti, di dolorose separazioni, fughe, emigrazioni, ritorni a casa, lutti, del ritrovarsi di chi è rimasto, di chi si è salvato. Silvia Cuttin offre un diverso punto di vista sulle persecuzioni, invita a considerare la responsabilità degli italiani, che con il loro colpevole silenzio sono stati complici della Shoah, e non hanno mai chiesto scusa. (DV)

Ho imparato tante cose che non sapevo ma soprattutto mi ha molto toccato l’umiltà con cui lo hai fatto, il tuo procedere in punta di piedi, con grande rispetto e utilizzando uno stile semplice, di chi vuole mettere al centro la Storia e le storie, dare voce senza prendere il posto, narrare restando fuori dalla scena. (MV)