I Giardini Margherita

Storia Racconti Immagini

Come tantissimi bolognesi, ho passato molto del mio tempo ai Giardini Margherita, vissuti diversamente nelle varie fasi della vita.

L’assidua frequentazione negli anni della scuola materna ed elementare delle mie figlie, mi aveva portato a verificare ogni giorno la mancanza di attenzione nella sua gestione.

Il comitato “Salviamo i Giardini Margherita”, di cui sono stata la coordinatrice nel periodo 2001-2007, si è adoperato per cercare di risolvere alcuni problemi e per contribuire a fare conoscere le sue peculiarità. Grazie a questa esperienza, ho scoperto che, nonostante conoscessi visivamente ogni più piccolo dettaglio del parco più bello di Bologna, non sapevo quasi nulla della sua storia. Una storia appassionante e particolare, diversa da quella degli altri parchi italiani.

Una storia che sono andata a cercare nei documenti dell’Archivio Comunale di Bologna e che ho ricostruito con precisione con l’intento di apprezzare e fare apprezzare con maggiore consapevolezza un luogo così frequentato e amato.

La prima parte del libro è riferita a queste mie ricerche e riproduce anche diversi schizzi e piante originali, oltre a fotografie d’epoca. Nella seconda parte del volume la storia dei Giardini è arricchita e completata dalle interviste (divertenti e talvolta commoventi) di Adriano Agrillo a persone che hanno vissuto intensamente questo parco: dal veterinario dei leoni, al custode che vi abitava con la sua famiglia, all’inventore dei “grilli”, alle bande di ragazzi contrapposte ai vigili urbani, e così via.

I Giardini Margherita – Storia, Racconti, Immagini
di Silvia Cuttin e Adriano Agrillo
Genere: storia locale, divulgativo.
Editore: Pendragon, Bologna, 2008 – Collana: Amo Bologna – 11
Pp. 142
ISBN: 978-88-8342-661-2

Ancora attuale l’intervento del consigliere Angelo Tattini a sostegno della creazione del parco, seduta del Consiglio Comunale di dicembre 1874:

“…non rimangono quindi se non i terreni Tattini tra Castiglione e S. Stefano, e se sfugga l’occasione di giovarsi di questa sola ed unica località adatta, e se il conte Tattini, o alcun altro a cui egli ceda quei beni si avvisasse di dividerli in piccoli appezzamenti per costruirvi villini che certo sarebbero ricercatissimi, in posizione tanto deliziosa, diventerebbe ben grave la responsabilità del rifiuto che oggi il Consiglio assumerebbe. Sarebbe come privare per sempre Bologna della possibilità di avere un conveniente e decoroso passeggio pubblico.”