Le opinioni dei lettori

Estratti di messaggi dei lettori

Le vicende di cui scrivi mi sono familiari. Mai prima d’ora avevo trovato uno scritto al riguardo che fosse allo stesso tempo documentato, avvincente ed al di sopra delle parti. Innanzi tutto è scritto benissimo, inoltre sei riuscita attraverso le vicende della famiglia Superina a dipingere superbamente una situazione complessa, mantenendo sempre equilibrio pur nella drammaticità degli eventi narrati. Bravissima!!  (MC)

Mi viene alla mente quando si legge “film tratto da romanzo”. Dalle prime pagine, fino al tortuoso cambio di regime (sic!) delle disavventure politiche, si ha l’impressione di essere collegati ad un drone. Portati in visione dal fascino delle pasticcerie con camerieri impomatati, alle montagne che sovrastano la costa, per poi infilarsi nelle camere di servizio della borghesia, dense di chiacchiere che fanno sparire le differenze sociali, la bonne che rassicura con abbracci la piccola Elena sulla solidità del loro legame. La visione si smorza con l’impatto dell’annuncio di guerra, che non suscita le urla di gioia dei film Luce, ma una consapevole preoccupazione fatta di vissuti misti di migrazioni forzate o necessitate. Da qui parte la “lezione romanzata” di storia vera tragicizzata dai tentacoli della piovra che trasforma le comunicazioni femminili in rischio di vita. Già perché gli uomini del romanzo compaiono e ricompaiono con ruoli diversi alcuni nobili, altri sordidi, altri ancora a valenza alternata, ma sono le donne che li proteggono e alimentano. (CF)

Stanotte ho finito di leggere “Il Vento degli altri”. L’ho risucchiato dentro di me, seguendo con ansia e fervore il filo degli avvenimenti, pur a me ben noti, e il ritratto di una città e dei tanti frammenti di popoli diversi che hanno composto questo straordinario e irripetibile puzzle. È un romanzo avvincente, non è un libro di storia: eppure la vividezza delle vicende di Fiume e la dissoluzione di quel mondo hanno una eco di verità universale che trascende le storie di famiglia da cui esse stesse scaturiscono. (SG)

Il romanzo della Cuttin andrebbe divulgato nelle scuole di primo e secondo grado perché contiene temi di grande interesse educativo: l’importanza della convivenza civile tra popoli di diverse etnie che vengono sconvolti dalle vicende politiche di ideologie differenti. È un libro di grande attualità e con una visione che trascende l’epoca storica cui si riferisce. È un grande richiamo ai temi della pace e della civile convivenza. Ottimo anche lo stile e l’uso “pulito” della lingua italiana. (LN)

«Guarda, è un uccello bellissimo! Ma… papà: se vola via, hai visto che becco che ha?» disse con gli occhi che gli brillavano dall’emozione. Indicava un uomo alto, con i capelli neri e la barba arruffata che teneva un’aquila sulla spalla. […]Rispose ad Antonio, comprendendo la sua ammirazione: «È un’aquila, un uccello magnifico. Non capisco come si possa tenere un animale così a passeggiare in città. Però stai tranquillo, Antonio, vedi che ha una catenella legata alla zampa?». Teneva il bambino per le spalle, e si era chinato verso di lui per indicargli i particolari; ma lo teneva anche per impedirgli di andare a vedere la scena più da vicino. «E poi, se scappasse non cercherebbe di beccare noi, ma volerebbe sicuramente lontano, a cercare le sue prede». Poi continuò, con le labbra strette, facendo fatica a dissimulare la sua irritazione: «Bene, è ora di tornare…» • * * * • Credo che in questo apparentemente innocente quadretto di vita quotidiana si possa vedere allegoricamente il destino dei personaggi del romanzo e non solo. L’aquila che se libera non farebbe male a noi ma volerebbe in alto; la catenella che la tiene ferma, legata ad un rappresentante del potere. Una città che avrebbe tutte le caratteristiche per aprirsi al mondo, ma che una catenella tiene legata di volta in volta su di una qualche spalla. Quelli dell’esodo – ne ho conosciuti – che hanno vissuto in qualsiasi posto ma con il cuore e la testa a Fiume (catenella lunga). I “rimasti” – di cui non so praticamente niente – come me li raffiguro guardando Elena (anche lei un’aquila con la catenella corta). (CL)

Sono ancora a metà dell’opera eppure sento che quel vento sta lentamente diventando mio. Per la storia straziante, grande piccola, di Fiume e dei personaggi di Via Rossini 3. Per lo stile impeccabile. Per i protagonisti cosi incarnati che me li sento attorno! Sono persino andato a Fiume in cerca delle atmosfere del libro. Insomma, un vero romanzo mitteleuropeo che mette assieme vita e letteratura. (CP)

“Il vento degli Altri” è un romanzo raro che non concede nulla ai capricci del momento. Quindi un romanzo destinato a durare. Chi lo leggerà si troverà arricchito e con qualche ferita in più. Perché le ferite più profonde a volte sono quelle altrui, e condividerle, cercare di riviverle arricchisce. La letteratura che piace a me è vita e non un esercizio a sé. (CP)

Sto leggendo il suo libro ed è come se vedessi mia madre che racconta. Grazie Silvia. Un libro verità. (EF)

Silvia, ho letto questo dopo il primo tuo libro, come da consiglio… Sono stata letteralmente presa ed emotivamente coinvolta dalla ” Storia” di quei luoghi e dalle storie umane di entrambi i libri.. finito il Vento degli altri, ho sentito un grande senso di malinconia a pensare quel che era Fiume, la convivenza tra culture, religioni e lingue diverse…e di rabbia per quanto l’ uomo ha distrutto per imbecille cattiveria…e come non pensare all’ oggi, non fare paragoni? Seppur in una situazione storica diversa: Credo che farli leggere ai giovani sarebbe utile , farebbero riflettere, capire … (GR)

Mi è sembrato, tuttavia, che al dolore tu abbia voluto e saputo contrapporre la forza, vitale e morale, di Elena. Come una diga. L’ho vista crescere, Elena, precisare la propria coscienza e farne l’unico strumento di lettura di quanto le accadeva intorno.
Una scelta felice, mi è sembrata, quella di porla, per molti versi, fuori da quanto colpiva gli altri abitanti della casa di via Rossini, per poi far emergere quanti fili, invece, la legassero a loro e come lei sapesse tesserli, invece di reciderli, anche quando, per seguirli, rischiava la propria vita. O quando non li recide per gli altri, come quando mente al figlio di colui che simboleggia la violenza e l’abiezione. Una dimostrazione di superiorità morale, che mi ha colpito molto. […] Mentre leggevo, mi veniva in mente, per tanti aspetti, “La storia” di Elsa Morante, non ultimo quello del contrasto/affinità tra diverse fragilità che si trasformano in forza, mentre intorno crolla tutto, ma ora, scrivendoti, mi è tornato in mente Amos Oz e il suo “Nessun uomo è un’isola”. (EP)